Il Sogno di una notte di mezza estate è un vero e proprio teorema sull’amore ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per amarsi, che si innamorano e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni. Un gioco, a volte divertente a volte crudele, di specchi e di scatole cinesi che rivelano quanto la vita degli uomini sia soggetta a mutamenti inspiegabili e come il meccanismo del “teatro nel teatro” riveli la verità più profonda della vita. Gli uomini si affannano in un folle girotondo e nel frattempo le fate si burlano di loro per soddisfare i propri capricci: il dissidio tra Oberon e Titania, infatti, sconvolge la natura e le stagioni mentre un magico fiore rompe le dinamiche degli innamorati che si scambiano ruoli e amanti. In questo turbine di parallelismi e proiezioni si sviluppano le vicende del Sogno imbastito su tre piani, tre regni differenti ognuno dei quali è regolato da linguaggi e dinamiche specifiche. Il mondo delle fate è un mondo parallelo, mentre Oberon e Titania sono proiezioni Oberononiriche del duca d’Atene e della di lui futura sposa. Gli eterei sovrani però, sono più vivi degli uomini. La legge che li governa è la natura intesa come passione, sensualità e debolezza. Non sono astratti ed inconsistenti ma masticano piuttosto passioni e pensieri senza dubbio umani. Al contrario la razionalità e la legge dominano il mondo degli uomini. Quello degli artigiani rappresenta invece il mondo dell’arte che avvicina e mette in comunicazione gli altri due e si fa portatore di un legame indissolubile tra la vita reale e quella ideale. Uno spettacolo sul dissidio continuo e inevitabile tra ragione e istinto, tra apollineo e dionisiaco, tra il bello e il bestiale che vive in ognuno di noi e sulla riflessione quanto mai attuale di come nell’uomo questi due aspetti debbano necessariamente convivere.
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